Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Frammento Repubblica Platone

Scolio XVIII

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«Quasi tutta la filosofia s’inceppa in questo tranello: alcune nozioni sono, sembrano a un tempo inevitabili e inestricabili. Tempo – Causa – Realtà – ecc. Si crede di non poterne fare a meno e si constata che sono piene di tenebre e contraddizioni. Ma le nozioni non sono che strumenti. Basta scartarle e andare dritti al proprio problema particolare.  Si scoprirà sempre che la cosa si può esprimere diversamente o che il problema diventa assurdo e inconsistente. Chiedere se il mondo sensibile è reale equivale a chiedere se non sia simile a un sogno, se cioè non sia simile al mondo che noi consideriamo derivato dal mondo sensibile e che definiamo mediante quest’ultimo. Si può ben supporre che ci si possa destare dal mondo sensibile e percepire un mondo altro che potrebbe farci valutare quello sensibile come quest’ultimo fa col sogno. Ma questa è soltanto una supposizione, un’immaginazione o un’analogia, cose mentali fugaci, e noi dovremmo attribuire la stabilità a questa vaga supposizione – al mondo sensibile, la debolezza, mentre il risveglio induce ad attribuire, l’una al mondo sensibile, l’altra al mondo del sogno! Il reale non sensibile dei filosofi è un sogno. Se tutto è sogno, non ci sono più sogni e non si è detto niente (1924, Alpha, IX, 690-691)» [Paul Valéry, Quaderni. Volume secondo, Adelphi, Milano, 1986].

2 thoughts on “Scolio XVIII

  1. Credo ci sia un problema . . nel corso della storia ci esprimiamo sempre diversamente ma i problemi così come sono stati posti restano tali . . per esempio in filosofia.

    Insomma: problemi possiamo scartarli, perché non ci interessano, perché cambiano concezioni metodi principi valori categorie concetti, o perché siamo costretti/e per necessità, per sopravvivere; ma non per questo diventeranno assurdi e inconsistenti. Se non per il nostro giudizio e posizione.

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  2. Con questo tipo di pensieri mi viene sempre alla memoria un mio professore d’Università che diceva sempre che ormai siamo esauriti come civilizzazione, poi che non c’è più Storia, non c’è più pensiero, non c’è più niente, nemmeno speranza c’è più.

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