> di Paolo Calabrò
Da sempre, e nell’età moderna in particolare, l’uomo insegue la (sana) ambizione della realizzazione di se stesso tramite l’esplicazione delle proprie potenzialità. Il che presuppone la fase della scoperta di tali potenzialità: non tutti gli uomini possiedono le stesse, infatti, essendo ciascuno diverso e unico; d’altro canto, gli uomini sono accomunati dalla generale potenzialità dell’esser-uomo, che è cosa ben diversa, ad esempio, dall’esser-uccello.
Scoprire le proprie potenzialità vuol dire scoprire il proprio fondamento, quella cosa da cui l’uomo proviene e che l’uomo si porta dentro; movimento che in Zubiri prende il nome di re-legazione. Fondamento cui si può attribuire il nome di Dio, con la precisazione che non si tratta di un ente estraneo all’uomo bensì di una realtà ad esso interna. La teologia si radica qui in una filosofia dal carattere esistenzialistico e la divinità diventa (o, forse, torna ad essere: basti pensare ad Agostino) un’esperienza effettiva. Fine del dilemma del “Totalmente Altro”, infinitamente irraggiungibile ed astraibile; fine della frattura tra la vocazione personale dell’uomo e la volontà recisa e incomprensibile di Dio.
Xavier Zubiri è un autore molto interessante: già definito lo “Heidegger spagnolo”, è uno di quei filosofi chiamati al delicato e indispensabile compito di ricomporre i pezzi di una realtà che il metodo cartesiano imperante – tanto in filosofia e in teologia quanto nelle scienze – ha spezzettato in una miriade di frammenti; dimodoché, adesso, l’unità originaria del tutto non è più visibile.
Questa edizione – rispetto a quella uscita nel 2003 per i tipi di Marietti – è basata sulla nuova versione stabilita dalla Fundacion Xavier Zubiri, alla quale vengono aggiunti due testi finora inediti in Italia: l’Introduzione generale del 1975 e le Lezioni tenute all’Università Gregoriana nel 1973 dal titolo: “Il problema teologale dell’uomo: l’uomo e Dio”.
Xavier Zubiri, L’uomo e Dio, ed. di pagina, 2014, pp. 430, euro 22.