> di Stefano Santasilia
La filosofia della religione si presenta estremamente problematica nella sua stessa definizione (nel panorama italiano l’odierno dibattito relativo alla nuova denominazione “filosofia delle religioni” da preferire, o meno, a quella finora in uso mostra quanto l’individuazione dello statuto di tale disciplina continui ad essere di difficile risoluzione). Il testo di Jean Grondin, noto studioso di ermeneutica, cerca di individuare il nesso ineludibile che giustificherebbe l’esistenza di quest’ambito di ricerca senza ridurlo a mero “angolo di studi dedicati all’argomento”. Secondo Grondin la filosofia della religione non è solo un’analisi filosofica del “fatto” religioso (il che implicherebbe una previa scelta di campo metodologica) bensì un interrogarsi sulla comune radice condivisa da religione e filosofia.
È proprio questo il punto chiave dell’agile testo di Grondin: la filosofia nasce dalla stessa fonte della religione, la domanda relativa all’enigma della vita. La religione, infatti, è sempre orientata a dare una risposta a tale enigma; alla filosofia spetta il compito di prendere in considerazione tale risposta per vagliarne le ragioni o finanche l’irragionevolezza. Non si tratta di vagliare la razionalità della proposta (anche ciò comporterebbe lo schierarsi a favore di un modello di ragione) bensì le sue ragioni, il modo in cui, a partire dall’enigma della vita, la religione modella una risposta più o meno soddisfacente. Seguendo da tali punti nodali, Grondin prende in considerazione quelle che reputa essere le “risposte storiche” più interessanti, trattando così di autori appartenenti alla tradizione greca, latina, medievale e moderna (ultimo autore trattato risulta essere Heidegger). La convinzione che muove la ricerca di Grondin è quella che la filosofia abbia un debito nei confronti della religione, un debito che risale al problema dell’esistenza, alla ricerca di una sapienza che permetta all’uomo di conoscere ciò che è, se non eterno, permanente nel suo stesso esistere nel tempo. La riflessione di Grondin è affascinante e, nonostante la provocazione messa in atto da questa sua acuta interpretazione, mostra come, effettivamente, nel lemma “filosofia della religione”, l’oscillare tra genitivo soggettivo e genitivo oggettivo apra orizzonti interpretativi capaci di mostrare il valore della dimensione religiosa in tutta la sua portata “umanizzante”.
M. Gabriel, Introduzione alla filosofia della religione, ed. Queriniana, 2011, pp. 164, euro 15,50.