> di Paolo Calabrò
Tutti i giorni facciamo i conti con la pazienza. Più spesso, magari, con la sua mancanza. Sembra già difficile mantenerla (figuriamoci poi provare ad aumentarla con l’“allenamento”), eppure siamo solerti nell’additare gli impazienti (per non parlare degli irascibili). Ma nonostante ci siamo abituati, difficilmente sapremmo dire di che si tratta, da dove venga, come si conservi: chi volesse cimentarsi ad indagare questi aspetti trovare ben poco materiale a disposizione. In più, trattandosi di un’umana virtù, occorre una riflessione che parta, sì, dalla teoria, ma che sia utile (anzi, applicabile) alla pratica quotidiana: un esercizio di “filosofia in pratica”
che non si limiti all’esame del concetto ma penetri nell’esperienza del soggetto non solo dal punto di vista della psicologia ma anche da quello, appunto, della filosofia. Luciana Regina, nel suo Pazienza, appena edito da Mursia (nella neonata e benvenuta collana “Piccole tracce”, nella quale il taglio pratico dell’indagine filosofica viene messo esplicitamente in risalto) raccoglie questa sfida senza lasciarsi scoraggiare dallo spirito dei tempi, votati al tutto-e-subito; bensì cogliendo l’attualità e la necessità del tema.
Il senso della filosofia, intesa in una delle sue accezioni migliori, non è il mero conoscere la realtà, ma esplorarla concettualmente affinché il sapere così ricevuto possa essere utile per il soggetto, nutrendone l’esperienza. Il sapere filosofico è qui prassi nel senso aristotelico: non una semplice pratica o produzione esteriore, accessoria a colui che la compie, bensì qualcosa che trasforma il soggetto agente nel corso del procedimento. L’obiettivo di questa filosofia non è dunque la perfezione o l’esaustività dei concetti (ammesso che tale obiettivo sia effettivamente conseguibile), bensì il superamento dei concetti, verso un’esperienza che ne abbia talmente interiorizzato l’essenza da averne dimenticato la forma (la definizione razionale). Come ad esempio il nuotare e il guidare l’auto vengono finalmente appresi quando divengono in buona parte inconsapevoli nei tanti dettagli richiesti (sono ottimi quando il soggetto è “automatico”, spontaneo – eppure impeccabile – nei suoi movimenti; coloro che eseguono macchinalmente i movimenti nella sequenza da manuale risultano invece impacciati), così è della filosofia, quando entra nella pratica. Cioè: nella vita di ognuno di noi.
Luciana Regina è docente di Pratiche filosofiche presso l’Università di Torino e svolge la libera professione come consulente individuale e formatrice filosofica. Ha pubblicato il saggio Consulenza filosofica. Un fare che è pensare (2006) e numerosi articoli in opere collettive.