Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

La gran città del genere umano. Dieci conversazioni filosofiche di Salvatore Veca

1 Commento

> di Alessandra Peluso*

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Salvatore Veca, convinto sostenitore della laicità e della forza del “noi”, in quanto insieme è possibile migliorare la società, offre al lettore un nuovo e prezioso testo La gran città del genere umano. Dieci conversazioni filosofiche edito dalla casa editrice Mursia.

Chiaro ed esaustivo nell’esposizione, Veca porta in auge dei concetti fondamentali che costituiscono l’individuo, e che dovrebbero essere consolidati anche dalle forme di governo, tra i quali vale la pena ricordare: libertà, responsabilità, pluralismo dei valori, condivisione, unione, solidarietà. Valori inconfutabili, dei quali si affrontano spesso argomentazioni, dibattiti, manifestazioni e anche vere e proprie guerriglie, proprio perché per ogni individuo la libertà non è solo un’aspirazione, ma anche e soprattutto, è un diritto.

L’autore dialoga – in modo socratico – attorno a queste conversazioni, peraltro vitali, ponendo la necessità di essere solidali, uniti. Ribadisce fermamente l’eventualità – quanto mai necessaria – di costruire ponti e non isole; è, infatti, attraverso la comunicazione, lo scambio di energie culturali che si progredisce.

In tempi difficili, come i nostri, Veca estende l’invito ad allargare per quanto è possibile i confini del “noi”.

Il titolo del libro La gran città del genere umano è una celebre espressione di Giambattista Vico, sostenitore della tesi che gli uomini sono “animali socievoli”, liberi e sono gli stessi i protagonisti della storia.

In un certo senso anche Salvatore Veca comprova tale tesi, sostenendo però che l’uomo è sì libero, ma tale condizione è conforme al principio di responsabilità, importante e decisivo per la convivenza nella polis, come avrebbe detto Socrate.

Il principio responsabilità è un’espressione che ha conosciuto popolarità con il libro di Hans Jonas pubblicato in Italia nel 1990, dal titolo Il principio responsabilità: un’etica per la civiltà tecnologica. L’esigenza nasce, dal punto di vista di Jonas, di porre dei limiti, un senso di responsabilità e quindi un’etica dei valori in modo tale che ogni individuo possa agire nel rispetto di se stesso e degli altri, non sottovalutando l’ambiente nel quale vive l’uomo.

Ecco allora che sorgono gli interrogativi filosofici – che Salvatore Veca pone all’attenzione –  “Responsabilità di chi, nei confronti di chi, per che cosa?”. “E se pensiamo alla responsabilità come un valore sociale, dobbiamo pensare ad uno spazio sociale. Ma quali sono i confini di uno spazio sociale?” (p. 81).

La gran città del genere umano. Dieci conversazioni filosofiche stima un contenuto di gran lunga interessante, suscita riflessioni. Inoltre, sono suggerite domande pertinenti alle quali si tenta di dare delle risposte o per lo meno di analizzare la società. Un impegno costante è richiesto ad ognuno di noi, ad ogni singolo individuo, perché si possa migliorare la qualità della vita.

L’autore, dunque, affronta in ogni capitolo delle questioni attuali e coinvolgenti anche in ambito bioetico come appunto i valori che riguardano “la dignità umana”, la donazione degli organi, l’etica spiegata ai ragazzi, il turismo, la filosofia di Giorgio Gaber. Tutto è squisitamente diretto dal magistrale filosofo Salvatore Veca.

L’equilibrio si regge sul tema centrale dell’intero testo e verte sulla necessità della solidarietà e della reale necessità di costruire ponti fra esseri umani: «Fare ponti non vuol dire stabilire dove le persone debbano andare. Vuol dire offrire alle persone le opportunità e le opzioni per andare dove aspirano, dove desiderano andare». (p. 57).

Viviamo in un’epoca in cui molta gente si dedica con intenso impegno a tirar su muri fra le persone. È perciò evidente che occorra invece tirar giù i muri e costruire i ponti, come detto poc’anzi, perché non si diventi isole, ma città, nella quale sia convalidato il diritto cosmopolitico.

Veca, a tal proposito, afferma: «Ogni cultura, ogni tradizione, ogni forma di vita è intrinsecamente incompleta e insatura. Il punto è che ogni tradizione etica, religiosa, etnica, linguistica, in virtù della sua incompletezza, può imparare qualcosa di interessante e attraente da ciascuna cultura e tradizione». (p. 57).

Abbiamo un gran bisogno di ponti fra esseri umani, abbiamo un grande bisogno di sostenerci l’un l’altro prima che sia troppo tardi e si determini il fallimento del “noi” o addirittura l’autodistruzione.

*Alessandra Peluso nata a Nardò (Lecce) nel 1976, vive a Leverano (Lecce); si è laureata in Filosofia con una tesi di laurea su Georg Simmel. Tecnica e critica della cultura, dottore di ricerca in Scienze bioetico-giuridiche con una tesi di dottorato Dal trapianto allo xenotrapianto. Una via per garantire la disponibilità di organi. Correttrice di bozze ed editor presso Università del Salento nel progetto “Enciclopedia di Bioetica”. Impegnata in comunicazione ed editoria. Collaboratrice di Affari Italiani. Membro del “Centro Studi per le pratiche filosofiche Segni dell’uomo” – Università del Salento.
Ha pubblicato saggi filosofici su Albert Camus Il Senso della misura e mediterraneità su Rivista internazionale di filosofia «Segni e comprensione», gennaio/aprile 2013; su Giorgio Campanini rilegge Mounier, Rivista internazionale di filosofia «Segni e comprensione», maggio/agosto 2013; su Georg Simmel, in “Frammenti della cultura del Novecento”, Gilgamesh Edizioni, 2013; su Il corpo delle donne e la bioetica, Limina Mentis, 2014; Aspetto il padre/ Expectabat a patre/ Aspettando Godot!, in atti del “Convegno tra psicoanalisi, cinema e filosofia”, Università del Salento, 29 maggio 2014, atti in corso di pubblicazione; Nascite (controllo delle), voce in IX vol., “Enciclopedia di Bioetica e Scienza Giuridica”, ESI, in corso di pubblicazione.
Xenotrapianti: le biotecnologie animali e la brevettabilità; Dalla Bioetica alla biopolitica, in onore prof. emerito Antonio Tarantino, ESI, 2014.
Pubblicazioni poetiche: Canto d’Anima Amante, Luca Pensa editore, Lecce, 2011 con la quale ha ricevuto il premio speciale dalla Giuria – Categoria A – Libro edito per l’opera nel Concorso internazionale di poesia-Vittorio Bodini – Lecce. Nel 2014 la sua seconda pubblicazione di poesia con Ritorno Sorgente (LietoColle); nel 2014 Umane transumanze, antologia poetica, De Comporre Edizioni 2014.

One thought on “La gran città del genere umano. Dieci conversazioni filosofiche di Salvatore Veca

  1. Incuriosita dall’assonanza con il titolo di un vecchio manuale (La città dell’uomo, storia e idee)
    ho letto la recensione con una finalità sotterranea: quella di vedere i rapporti e l’interscambio con i saperi sociologici e la loro vitalità e produttività filosofica nell’orizzonte contemporaneo . Ma un fattore mi ha subito colpito: non di uno scenario teorico con la definizione ‘ sociologia’ si parla. Questo termine non vi compare mai, indicativo di una tendenza e di una scelta, forse di una moda. A questo fa riscontro l’emergere delle scienze biologiche nell’apparato di formazione di chi scrive…impossibile non pensare all’influenza della tradizione etologica, che comincia a mostrare la sua costruzione, per usare un’etichetta, tardonovecento.

    Silvia GOI

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