Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Introduzione alla metodologia della ricerca di Dario Antiseri

> di Alberto Rossignoli*

Come procede una ricerca?
Quali sono i cardini su cui essa sussiste?
E soprattutto, quali problemi metodologici e deontologici si presentano durante la ricerca stessa?
Per Karl Popper, il metodo scientifico non esiste. Questo perché le discipline, in generale, non esistono. Ci sono soltanto problemi da risolvere.
Non esiste alcun metodo scientifico in tre sensi:

  • Non c’è alcun metodo per scoprire una teoria scientifica.
  • Non c’è alcun metodo di verificazione di un’ipotesi scientifica.
  • Non c’è alcun metodo per accertare se un’ipotesi è probabile.

Non esistono le discipline, bensì i problemi, la cui soluzione può attraversare i confini di qualsiasi disciplina. Ma se non esistono le discipline, non esiste nemmeno il metodo scientifico. Non esiste un metodo per trovare nuove teorie: queste sono frutto di creatività e non di procedure di routine. Le teorie, anche le meglio assodate, restano smentibili di principio. Se, da un lato, la maggior ricchezza di contenuto informativo di una teoria è incomparabile con la crescente probabilità della teoria stessa, dall’altro non c’è un metodo per accertare la probabilità di nessuna asserzione universale, giacché questa si riferisce ad un numero infinito di casi, mentre l’evidenza empirica si riduce sempre ad un numero finito di casi osservati.

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Simbolo e corpo. L’essere dell’uomo nella speculazione di Eduardo Nicol

> di Paolo Calabrò

Il corpo: ossessione del mondo moderno, dalla forma fisica alle miriadi di trasmissioni e pubblicazioni di cucina, dalla chirurgia estetica dilagante alle due tipiche malattie-sintomo dei nostri tempi, l’anoressia e la bulimia, dalle SPA con i loro nutritissimi “campionari di massaggi” alle polemiche sulle taglie dell’alta moda. Sembra che non si riesca a pensare ad altro, o almeno che non se ne possa prescindere.
E forse un motivo c’è, al di là di tanta materia per i sociologi: il corpo, con la sua immediatezza, con la sua ineludibile datità, continua a suscitare interrogativi, anche filosofici, in grado di resistere all’usura del tempo e all’erosione (altrove distruttiva) dell’odierno dominio del virtuale. Il corpo è il “volto dell’altro” (Lévinas) che ci chiama in causa ancor prima di riuscire a comprenderlo; è quell’invito alla relazione che spesso oltrepassa, e precede, la parola. Il corpo non è mai muto; né inerte: avvicina, fino all’estremo dell’amore più grande, o respinge, fino al più terribile degli assassinii. È quello dei legami “fisici” e delle simpatie “a pelle”.

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