Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

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Critiche biologiche alla teoria chomskiana della grammatica universale innata

> di Davide Russo*

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E’ così, ma tuttavia mi accorgo che, se si possono usare i caratteri per ragionare, è perché in essi sussiste qualche disposizione complessa o ordine che conviene con le cose stesse, se non nelle singole voci (anche se questo sarebbe meglio) almeno nella loro congiunzione e flessione. E vi è qualcosa che corrisponde a quest’ordine, sebbene variato, in tutte le lingue.1

ABSTRACT: La teoria chomskiana della grammatica universale innata come spiegazione della capacità di linguaggio presenta delle assunzioni collaterali molto forti e indifferenziate, su cui si sono concentrate le attenzioni dei critici, in quanto punti deboli della teoria: 1) Tomasello ha sottolineato l’importanza del contesto sociale e della sua dimensione intersoggettiva per l’apprendimento del linguaggio. Anche la grammatica viene concepita come un prodotto congiunto di eredità comunicativa e interazioni sociali all’interno di una “storia convenzionalizzata”. 2) Deacon ha sottolineato invece che anche le lingue hanno una loro storia evolutiva, progettandosi da sé, in un rapporto di stretta simbiosi con i loro ospiti umani (metafora del virus, o meglio, del simbionte). Vi è all’opera una dinamica co-evolutiva tra la lingua e il suo ospite, che produce l’evoluzione linguistica, come anche quella biologica del cervello umano. La teoria chomskiana delle regole grammaticali innate ha commesso l’errore di appiattire questo irriducibile processo di evoluzione biologico-culturale in una struttura formale statica.

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Margherita Hack e l’amara faccenda dei neuroni-specchio

> di Giuseppe Roncoroni*

Nietzsche e Gallese

Platone

« C’è chi attribuisce il conversare con voi, disse Socrate, a cause come la voce o l’udito. Poi dice che sono seduto perché i muscoli, tendendosi e contraendosi, fanno sì che le gambe si pieghino. Ma le vere cause sono altre: gli ateniesi mi votarono contro e perciò ho scelto di restare a sedere qui. »

PRESENTAZIONE DEI NEURONI-SPECCHIO

Questo articolo è un commento sui neuroni-specchio. Una rivelazione che viene alla luce nella nostra città, nel laboratorio di fisiologia di Parma, ma si riflette nelle regioni della filosofia e della scienza. Wikipedia li presenta così: « I neuroni-specchio sono una classe di neuroni che risiedono nell’area premotoria del cervello e si attivano quando un animale compie un’azione e quando osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto. I neuroni-specchio nella scimmia e l’analogo sistema dimostrato nell’uomo sono un’osservazione neurofisiologica che va tenuta distinta, nella sua validità, da opinioni interpretative sul loro ruolo. » Continua a leggere

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I neuroni specchio tra neuroscienze e filosofia della mente

> di Nicola Simonetti*

Presentazione

Il presente articolo prende in considerazione in primis la storia della scoperta dei cosiddetti “neuroni specchio” alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, da parte del team di ricercatori capeggiati dal neurologo G. Rizzolatti: L. Fadiga, L. Fogassi, V. Gallese, G. di Pellegrino. Essi si dedicavano allo studio della corteccia pre-motoria nei macachi, essendo simile a quella umana.
Per fare ciò collocavano degli elettrodi nella corteccia frontale inferiore di un macaco per studiare i neuroni pre-motori specializzati nel controllo dei movimenti della mano, come la raccolta o la manipolazione di oggetti.
L’aneddotica (probabilmente solo in parte corrispondente al vero, come lo stesso M. Iacoboni, nel 2008 ha ammesso) racconta che, mentre uno sperimentatore prese una banana (o qualcos’altro, secondo altre versioni) in un cesto di frutta preparato per degli esperimenti, alcuni neuroni della scimmia, che stava guardando la scena, avevano reagito, come veniva rilevato dal suono della scarica prodotta nel computer collegato agli elettrodi impiantati chirurgicamente nel suo cervello. Come poteva accadere se la scimmia non si era mossa? Come poteva accadere se fino ad allora si pensava che questi neuroni si attivassero solo per le funzioni motorie? Continua a leggere

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