«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot
L’inconscio: croce e delizia di almeno quattro generazioni di abitanti di questo pianeta, da oltre un secolo protagonista della scena intellettuale e medica. Oggi ben pochi sarebbero tanto temerari da negarne recisamente l’esistenza. Eppure la semplice dimostrazione del contrario è di per sé una chimera; figurarsi una “verifica sperimentale”. Dell’inconscio non abbiamo che la sua espressione fenomenologica, nel vissuto degli uomini e nell’esperienza verbalizzata degli ormai tantissimi che si sono affidati alla psicanalisi; al punto che diamo sempre più per scontata la sua influenza sull’attività cosciente (e da prima che le neuroscienze facessero i loro noti esperimenti al riguardo). Continua a leggere →
Orientamento psicoanalitico-psichiatrico e metodo fenomenologico-esistenziale
> di Omar Montecchiani*
Senza la pretesa di voler essere esaustivi, né di voler scendere nelle profondità e nelle ampiezze di un dibattito storico-culturale tanto lungo e controverso, l’intenzione è quella di ricondurre alcune basilari differenziazioni tra l’approccio psicoanalitico e psichiatrico e l’approccio fenomenologico-esistenziale, realizzando indicativamente alcuni postulati critici ed ermeneutici che hanno caratterizzato entrambe le metodologie lungo i loro differenti, reciproci percorsi.
Potremmo cominciare col dire che a differenza del primo, il metodo fenomenologico-esistenziale ha indagato e esplicitato nel modo più globale e penetrante il concetto di corporeità “vissuta”, di inter-relazionalità – di esistenza intesa nel senso più ampio e profondo del termine: cioè in senso ontologico, fenomenologico e trascendentale. Il corpo, secondo questo approccio, rappresenta l’inerire della propria soggettività al mondo della vita per il tramite di un’intenzionalità progettante/costituente, e rappresenta esso stesso il luogo di una correlazione primigenia intesa come apertura originaria tra intelletto e mondo [1]. Senza questa apertura originaria e questa interazione costante tra corpo e mondo, non potrebbe darsi un’esperienza soggettiva che tenga conto delle qualità differenziali dei soggetti coinvolti nell’interazione, ma solamente una oggettivazione astrattiva della idea di corpo e di mondo che, inevitabilmente, si trova a falsare la realtà e la complessità dell’esperienza personale del vivere. Continua a leggere →