> di Paolo Calabrò*
Dal 3 novembre 1924 al 27 febbraio 1925 Martin Heidegger tenne a Marburgo un corso sull’interpretazione del Sofista di Platone, preceduto da un’ampia discussione su Aristotele, basata in gran parte sull’Etica Nicomachea (Libri VI e X) e sulla Metafisica (Libro I).
Il “Sofista” di Platone, appena edito da Adelphi nella collana “Biblioteca filosofica”, pubblica tale corso per intero (54 lezioni) fondandosi – oltre che sul manoscritto originale del filosofo – sugli appunti delle lezioni forniti da Helene Weiß, Fritz Schalk, Simon Moser, Hans Jonas e dando luogo a un’esposizione compatta che spicca per la sua omogeneità e completezza (ad esempio, per fedeltà all’intento heideggeriano di «non far andare perduto neanche un singolo pensiero», il testo qui riprodotto contiene ogni singola annotazione del manoscritto originale).
Di che cosa parla Il Sofista di Platone? In anticipo sulle riflessioni che verranno riprese, approfondite, sistematizzate in Essere e tempo, quest’opera – che il curatore italiano Nicola Curcio, qui anche traduttore insieme ad Alfonso Cariolato ed Enrico Fongaro, dedica a Franco Volpi – tematizza il rapporto fra la verità e l’essere, sullo sfondo di un linguaggio visto come ambito in cui l’essere dischiude se stesso. Si mostra qui un Heidegger la cui dirompente originalità speculativa è saldamente ancorata alla tradizione filosofica classica, fino a seguirne i più minuti rivoli in un’analisi filologica che conduce a braccetto la genialità e l’acribia.
Sono tanti i motivi che rendono quest’opera – qui per la prima volta in italiano – di enorme rilievo: a partire dal fatto che si tratta del più corposo di tutti i volumi che raccolgono i corsi universitari del filosofo tedesco; che questo corso ha visto la partecipazione, oltre ai nomi citati, di pensatori del calibro di Hannah Arendt e Hans-Georg Gadamer; e che ha dato a Heidegger una notorietà improvvisa e tale che, dal semestre successivo, nonostante iniziassero alle sette del mattino, le sue lezioni divennero affollatissime. Ma, fondamentalmente, è in queste lezioni che si può trovare il nocciolo ardente della riflessione di Heidegger, intellettuale che dedicava alla sua attività di insegnante «il 90% delle sue forze» (come scrisse a Jaspers in una lettera del 1923).
Questo volume è il numero 19 della Gesamtausgabe. Già vi compare il termine Dasein – ancora scevro dalla successiva tematizzazione del 1927 – utilizzato accanto ad Existenz (figurano nell’opera entrambi, come sinonimi) e ancora non riferito esclusivamente al modo d’essere dell’uomo. E si affaccia la necessità di una riflessione sull’essere che sia al contempo riflessione sul non-essere, sul nulla, aspro terreno del confronto-scontro tra Platone e il suo “maestro” Parmenide.
> Martin Heidegger, Il “Sofista” di Platone, ed. Adelphi, Collana “Biblioteca filosofica” (32), Milano 2013, pp. 667, euro 70 [ed. orig.: Platon: Sophistes, Vittorio Klostermann GMBH, Frankfurt am Main 1992, a cura di Ingerborg Schüßler. Ed. it. a cura di Nicola Curcio. Tr. it. di A. Cariolato, E. Fongaro e N. Curcio].
* Paolo Calabrò, laureato in Scienze dell’informazione e in Filosofia, gestisce dal 2009 il sito ufficiale del filosofo francese Maurice Bellet in italiano (www.mauricebellet.it). Collaboratore dei mensili «Lo Straniero» e «Sapere», del bimestrale «Testimonianze» e delle riviste online «Filosofia e nuovi sentieri» e «Pagina3», è redattore del settimanale «Il Caffè» di Caserta e del mensile «l’Altrapagina» di Città di Castello. Ha pubblicato Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e diversi articoli sulla filosofia di Raimon Panikkar e Maurice Bellet. Il suo secondo libro, La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell’umano di Maurice Bellet, è in corso di pubblicazione (febbraio 2014).