Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Frammento Repubblica Platone

Scolio XIX

13 commenti

> di Luca Ormelli

La filosofia che nasce urbana è una filosofia viziata; somiglia a quei frutti che catturano la vista anziché il gusto tanto sono irrealmente privi di imperfezioni. La filosofia, quando nasce autentica, è sempre una filosofia della natura, περι φυσεως.

13 thoughts on “Scolio XIX

  1. Non posso che essere d’accordo. Grazie del bello scolio, Luca.

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    • Grazie a te dell’approvazione Valeria. Per me, la più preziosa. L.

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  2. Interessante punto di vista. Posso però chiederti che cosa intendi con “filosofia urbana”?
    Mi viene in mente l'”urbanizzazione della provincia heideggeriana” di Gadamer, ma probabilmente qui ti riferisci ad altro.

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    • Grazie a Lei della lettura.
      Come correttamente ha scritto non pensavo a Gadamer né al suo “urbanizzare la provincia di Heidegger” secondo la nota glossa di Habermas.
      Con “filosofia che nasce urbana” intendo quella “filosofia” che partorita dalle università, dopo un lungo cammino di baronato in baronato, ad esse ritorna senza aver mai respirato pensiero “puro”, libero da condizionamenti e pre-giudizi. La filosofia delle origini – quella che Colli chiama “sapienza” – nasceva con l’occhio e l’orecchio rivolti alla natura, non alle dispute dell’Accademia.
      L.

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      • In tal caso sono del tutto d’accordo con lei (e mi scuso per il tu internettiano, che forse non era gradito).
        Certo sarebbe anche interessante portare il discorso oltre – ad esempio tracciando una genealogia di un concetto sfuggente come quello di “natura”; dopo tutto che cosa costituisca la “natura” intorno a cui filosofare a mio parere varia in dipendenza dalle circostanze (perché noi stessi siamo “physis”, anzi forse soprattutto noi lo siamo). Ma certo non posso che unirmi ad un richiamo ad una maggiore onestà intellettuale nell’epoca in cui la filosofia manca i suoi appuntamenti storici per la debolezza (o la furbizia) umana dei suoi istituzionali rappresentanti. Tanto più che l’aspetto “perfetto” di codesta filosofia da salotti è un puro artefatto della visione.

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        • Nessuna ragione per le scuse. Solo consuetudine il mio dare del Lei.
          Trovo molto interessante la sua lettura: una genealogia del concetto di ‘natura’ sarebbe senz’altro opportuna. Essendo il mio solo uno “Scolio” non potevo peraltro che risultare frammentario.
          Potrebbe sortirne un suo articolo da sottoporci…

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          • Il suo invito mi onora e confonde, amico mio!
            Onestamente, credo che per poter realizzare qualcosa in merito dovrei darmi a maggiori studi (e/o ripassi). Anche ammettendo che abbia sufficienti nozioni in merito ai presocratici, a platone, a aristotele e al neoplatonismo, certamente sarebbe interessante e quasi doveroso osservare cosa succede nel calderone della filosofia ellenistica prima e romana poi. Poi ci sarebbe da ripassare le numerose figure della “natura” nella filosofia cristiana, e una volta lì saremmo solo a metà dell’opera…
            Che dire, forse sono troppo bravo a farmi domande e troppo pigro per perseguirle fino in fondo! Per esempio ora sull’unghia mi verrebbe da dire che, ancora più della genealogia di “natura” – a cui pure potrebbe accompagnarsi – sarebbe interessante osservare in che modo nella storia dell’occidente quel concetto e il concetto di “spirito” (o logos, o “ragione”) si intrecciano, si separano, si avversano e si riuniscono (ad esempio, per quanto mi è dato di capire, in Hegel). In fondo è a questo che faccio riferimento quando dico che la natura in primo luogo siamo noi.
            Comunque il suo invito mi ha fatto molto piacere. Se riuscirò a smettere di chiacchierare a vanvera e scriverò qualcosa di maggiore importo (avrei già un articolo sotto mano, ma deve essere notevolmente rivisto e ampliato) glielo farò sapere!

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            • Attendiamo con piacere il suo contributo. L’intento che anima “Filosofia e nuovi sentieri” è di dare spazio ad una pluralità di voci senza alcuna verticalità.
              Per comunicare e/o inviare dei testi la invitiamo ad utilizzare l’indirizzo email della rivista: .

              Un caro saluto.
              L.

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  3. sono ancora una volta d’accordo. noi siamo physis. bisogna ripartire da qui.

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    • Spinozianamente o schopenhauerianamente “noi siamo physis” Valeria?

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  4. Non so rispondere alla tua domanda, Luca. Non è sempre facile sapere tramite quali sentieri -dei libri o della vita- si giunga ad una acquisizione significativa per noi. Nel mio caso, a questo punto della mia vita so che la tassonomia secondo cui in moltissimi comprendono il mondo -l’uomo da una parte, dall’altra gli animali- per me non ha valore alcuno. Per molti aspetti non amo Schopenhauer, che pure studio da molti anni. Ti potrei rinviare piuttosto al dionisiaco, senza però implicazioni nietzschiane, per come ha compreso alcune costanti dell’umano -anzi, per come ci può comunicare tuttora un qualcosa che presso gli antichi probabilmente sussisteva più chiaro che per noi. Quello che mi differenzia maggiormente dai vessilliferi del concetto di natura è comunque questo: a me interessa, sempre, l’individuo.

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    • La natura ama nascondersi amica mia. Grazie del tuo commento prezioso.
      Un abbraccio, L.

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  5. Noi siamo “Physis” se non dimentichiamo le nostre origini, che in fondo sono le origini del mondo inteso come sferico universo dei sensi.
    Tornando all’inciso di Luca Ormelli in apertura, il mondo urbano contiene così tanta speculazione che è difficile staccare le due realtà, fonderle in una, come nella vera filosofia dovrebbe essere. Perché è lo sviluppo del pensiero all’interno del mondo – che conta in filosofia – che viene valutato… quello individuale si perde, è relativo.

    un saluto

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