> di Paolo Calabrò
La filosofia consiste nel dare un senso alla vita dell’uomo? Perché ci si dedica al filosofare? Che rapporto c’è tra la filosofia e la critica alla società? Senso e valore della filosofia. Tre domande, alcune risposte, edito da Petite Plaisance (nella collana “Il giogo”, diretta da Diego Fusaro e Luca Grecchi), pone queste domande a sette studiosi che hanno deciso di fare della filosofia la ragione della loro vita e provano qui a darne conto al lettore in maniera sintetica. Con un particolare accento messo sull’aspetto pratico del filosofare: filosofare non è solo (e non è tanto) pensare in solitudine, ma più specificamente (e originariamente) è pensare-insieme, in un movimento collettivo che è per ciò stesso politico, intrinsecamente vòlto alla trasformazione della realtà.
Esemplare a questo proposito l’intervento di Augusto Cavadi (pp. 61-68), in cui l’intellettuale racconta della sua esperienza di una vita segnata dalla filosofia, dalla scelta sessantottina della facoltà, a quella di importare dall’America e dalla Germania la filosofia-in-pratica, a quella ancora di dar vita alla Scuola di Formazione etico-politica “Giovanni Falcone” di Palermo, osservatorio permanente sulla mafia dove la riflessione sfocia naturalmente nell’educazione e nell’azione sociale di contrasto.
Senso e valore della filosofia è una risposta salutare e benvenuta (oltre che accessibile a tutti) alla solita domanda “A che serve la filosofia?”. La filosofia non serve a niente (non ha nessun obiettivo particolare e non è legata in quanto mezzo a nessun fine specifico), ma può essere utile a tutto. Soprattutto a rendere la vita dell’uomo migliore di quella che è. Praticare per credere.
Costanzo Preve, Luca Grecchi, Lorenzo Dorato, Giovanni Stelli, Augusto Cavadi, Franco Toscani, Alberto Giovanni Biuso, Senso e valore della filosofia. Tre domande, alcune risposte, ed. Petite Plaisance, 2013, pp. 145, euro 15.
5 maggio 2014 alle 09:06
Tema sempre attuale nel suo essere eterno presente. Il senso del filosofare è la somma domanda, il più alto “perché”? al quale rispondere, per dar senso appunto, ad una scelta esistenziale, ad una pratica quotidiana che non può ridursi a una tecnica codificata, a una meccanizzazione della scrittura e del pensiero, ché così sarebbe altro da sè, non sarebbe più filosofare ma una tecnica (creativa, magari) tra le altre. Mi interessa particolarmente il rapporto tra filosofia e critica della società, il cui legame introduce ad altre domande: filosofia e critica della società coincidono? Che rapporto c’è tra filosofia e “scienze umane”? Una filosofia che non si pone come critica dello status quo politico-sociale, economico e culturale è manchevole di qualcosa che la rende veramente tale? Forse sarebbe necessario un altro libro per rispondervi. Ma se vogliamo far luce sul nostro tempo, dobbiamo porre queste (e altre) domande. La risposta passa per una critica del proprio tempo e della propria attività spirituale
6 maggio 2014 alle 13:18
Bel post, mi piace! :)
6 maggio 2014 alle 15:51
Grazie ad entrambi per l’attenzione riservata ai miei articoli. Filosofia e critica della società non coincideranno mai, perché la filosofia va oltre qualunque obiettivo specifico; e tuttavia una filosofia che rinunci a trasformare la realtà è ipocrita (perché ignora che l’uomo da sempre vi tende), cattiva (perché una filosofia buona non può non accorgersi della sofferenza dell’uomo in questo assetto sociale) e in fin dei conti snaturata (perché la filosofia non può interessarsi di meno che del tutto).
6 maggio 2014 alle 17:28
In altri termini, una filosofia che non è tale. Dunque non coincidono, ma la critica della società come presupposto di una trasformazione del reale è condizione necessaria di un autentico filosofare.