Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Frammento Repubblica Platone

Scolio XXVII

1 commento

«Nessuno può osservare la vita umana con maggior saggezza e imparzialità che da quella posizione vantaggiosa offerta da una povertà che noi definiremmo scelta volontariamente. Il frutto di una vita di lusso è il lusso, sia in agricoltura che in commercio, in letteratura e in arte. Al giorno d’oggi vi sono professori di filosofia ma non filosofi. (…) Essere filosofi non significa soltanto avere pensieri acuti, o fondare una scuola, ma amare la saggezza tanto da vivere secondo i suoi dettami: cioè condurre una vita semplice, indipendente, magnanima e fiduciosa. Significa risolvere i problemi della vita non solo teoricamente ma praticamente. Il successo dei grandi eruditi e dei grandi pensatori è di solito un successo cortigiano, né regale né virile. S’adattano a vivere seguendo la regola comune – praticamente come fecero i loro padri – e non sono affatto progenitori di nobili stirpi» [Henry D. Thoreau, Walden ovvero vita nei boschi, BUR, Milano 1988, pp. 72-73].

One thought on “Scolio XXVII

  1. Interessante. Aggiungo che oltre ai filosofi manca anche semplicemente chi un tempo si definiva persona priva di pregiudizi e preconcetti, dotata di autonomia di pensiero, di capacità di “pensiero critico”.
    Ci si allinea ben volentieri, rifiutando la fatica e il disagio di pensare e, pensando, di coltivare la propria diversità.

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