Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

Falso Trattato di estetica. La realtà della poesia secondo Fondane

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> di Stefano Santasilia

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Dove si radica la poesia? Da dove nasce? Risponde solo alle esigenze del cuore oppure dà voce anche alla ragione? Il trattato “falso” che Fondane dedica alla questione estetica ha come oggetto proprio il tentativo di restituire alla produzione artistica il suo suolo massimamente vivo e non catturabile concettualmente. Nello specifico, Fondane si riferisce alla produzione poetica, che l’estetica istituzionale vuole riportare sotto il controllo della ragione, implicando la perdita della sua radice vitale e palpitante. La falsità del trattato, allora, non risiede nel suo oggetto bensì nella modalità con cui questo viene trattato. L’abbattimento, o meglio il non riconoscimento delle codificazioni ufficiali, lo stile lontano dai precedenti e contemporanei trattati di estetica, fanno, dell’opera di Fondane, uno scritto provocatorio capace di mostrare come tale “falsità” riesca a dar voce alla ricchezza semantica e ritmica della poesia.

Nonostante la “distanza” dalla trattatistica, l’opera di Fondane va delineandosi come una profonda lettura dell’espressione lirica a partire dai principi della filosofia esistenziale di Lev Sestov. È proprio il pensatore russo, con la sua proposta esistenziale, a permettere a Fondane di considerare la poesia come espressione del singolo nella sua vita palpitante e individuale. Si tratta di quell’individualità che permette di riconoscere un senso alla poesia al di là di ogni successiva qualifica di carattere civile, morale, sentimentale ecc. Non a caso, il sottotitolo dell’opera è “saggio sulla crisi del reale”. Si tratta, in questo caso, di una crisi in cui la realtà interiore, il cui valore è stato da tempo sminuito dalla ragione, riprende tutto il proprio vigore per mostrarsi come apertura verso un’infinità di senso alla quale la ragione non può accedere e che tenta di serrare. La vita del soggetto è la fonte del poetare, e questo non potrà mai essere inquadrato secondo una “missione” o un “compito” capace di renderlo intellegibile. Il breve saggio di Fondane, nella sua “falsità”, è davvero capace di far venire alla luce l’autentico inveramento dell’espressione lirica.


Benjamin Fondane, Falso Trattato di estetica. Saggio sulla crisi del reale, ed. Mucchi, 2014, pp. 142, euro 16.

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