«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot
Il volume Sulla Creazione Politica, critica filosofica e rivoluzione, di Emanuele Profumi, edito da Editori Internazionali Riuniti (EIR), si colloca in perfetta continuità con i precedenti lavori dell’autore. Da un lato l’interesse per la filosofia di Cornelius Castoriadis richiama la monografia dedicata al filosofo greco edita da Mimesis nel 2010 (E. Profumi, L’autonomia possibile. Introduzione a Castoriadis, Mimesis, Milano 2010) dall’altro l’interesse per le vicende politiche dell’America Latina ed il Brasile in particolare continua quanto iniziato con Il Passo del gigante. Viaggio per comprendere il Brasile di Lula, edito da Aracne nel 2012. Continua a leggere →
Nel pensiero di Günther Anders argomentazioni filosofiche si fondono alla narrativa: concetti nuovi o rielaborati vengono espressi egregiamente tramite la creazione di personaggi ambigui, tesi fra la realtà della cronaca e delle esperienze personali dell’autore e parossismi idealizzati se non, in alcuni casi, favole [1].
Tuttavia ciò non pregiudica la serietà e la drammaticità che tali figure letterarie incarnano. Nell’insieme della raccolta di saggi dell’opera principale di Anders, L’uomo è antiquato, è possibile seguire le tracce di tre di esse per ricomporre in un unico quadro le diverse forme di frustrazione e malessere che l’uomo moderno prova nella società tecnocratica per la sua mancanza di libertà e per l’incapacità d’essere, anch’egli, una macchina perfettamente funzionante.
Coloro che detengono il potere stanno letteralmente cercando di spezzare una parte della nostra ossatura etica,
di attenuare e dissolvere ciò che rappresenta probabilmente
la più grande acquisizione della civiltà,
la crescita della nostra sensibilità morale spontanea.
S. Žižek, In difesa delle cause perse. Materiali per la rivoluzione globale
Nel suo piccolo ma denso volume Sociologia dell’agire politico. Bauman, Habermas, Žižek (Studium, Roma 2014), Francesco Giacomantonio cerca ragioni valide per motivare un agire politico «intorpidito da una visione della politica, intesa sempre più come mera gestione e governance dell’esistente, che toglie qualsiasi portata ideale» (p. 16). Deve fare i conti però con una “egonomia politica” in cui l’Io diventa un sistema di riferimento, la base dell’organizzazione socio-politica (p. 19). Un nuovo modo d’intendere il rapporto tra autocostrizione e autocostruzione che limita l’autonomia e la responsabilità e favorisce la dipendenza (eteronomia) e la coazione a ripetere.
Sociologia e SocioSofia. Dinamiche della riflessione sociale contemporanea di Francesco Giacomantonio
> di Ruggero D’Alessandro*
Francesco Giacomantonio con il suo volume Sociologia e SocioSofia. Dinamiche della riflessione sociale contemporanea (Asterios, Trieste 2012) risponde a pressanti necessità:
Tracciare i limiti epistemologici del fare sociologia;
Riflettere su alcune grandi questioni poste dalle attuali vorticose trasformazioni;
Identificare gli strumenti teorici, pratici, culturali con cui la sociologia lavora nel passaggio dal XX al XXI secolo.
Non si può parlare di Arnold Gehlen (1904-1976) senza fare riferimento a J. G. Herder (1744-1803) da un lato e Max Scheler (1874-1928) dall’altro.
Il primo fu allievo di Kant all’Università di Königsberg, contemporaneo di Diderot e D’Alembert, nazionalista, anti-illuminista (più esattamente anti-enciclopedista) ma nonostante ciò massone umanista sui generis.
Un personaggio singolare, insomma.
Herder sottolineò, forse il primo a farlo, un fondamentale aspetto della natura umana: l’uomo è stato in grado di compensare un’evidente e quasi inquietante debolezza biologica e carenza fisica con delle capacità razionali e linguistiche (un proto-Wittgenstein?).
Il secondo, Max Scheler, soprannominato da Troeltsch il “Nietzsche cattolico” (benché figlio di un’ebrea e di un protestante), fu autore de La posizione dell’uomo nel cosmo, testo fondamentale – se non fondante – dell’antropologia filosofica, che faceva il verso a Il posto dell’uomo nella natura del darwiniano Thomas Henry Huxley (valido scienziato praticamente sconosciuto in Italia) che affermava, diversamente dal primo, l’animalità dell’uomo.
Assieme a Scheler e a Helmut Plessner, Gehlen è considerato il fondatore di questa affascinante scienza della natura umana che ha provato a dare una risposta ontologica all’idea di uomo. Non che corresse buon sangue fra questi ultimi tre (escludo Herder perché cronologicamente precedette gli altri; di fatto solo un precursore dell’antropologia filosofica, al pari dell’idealista Schelling, almeno secondo G. Cusinato): si rinfacciarono più volte accuse di plagio per l’utilizzo di materiali e teorie spacciate per proprie.
La società modernizzata fino allo stadio dello spettacolareintegrato è contraddistinta dall’effetto combinatodi cinque caratteristiche principali che sono:il continuo rinnovamento tecnologico;la fusione economico-statale;il segreto generalizzato;il falso indiscutibile;un eterno presente.
[G. Debord,Commentari sulla società dello spettacolo]
I.
Il libro di Federico Sollazzo, Totalitarismo, democrazia, etica pubblica[1] oltre ad essere ben argomentato e ben scritto, ha il merito di riportare la nostra attenzione su temi che senza nessun timore possiamo definire essenziali. Il libro si propone di affrontare argomenti complessi e densi dal punto di vista umano ed ermeneutico ed è diviso in tre grandi sezioni: Filosofia Morale, Filosofia Politica ed Etica. Il testo [costruito come un percorso in cui la storicità degli eventi segna il susseguirsi delle argomentazioni] pre-pone il fenomeno del totalitarismo come elemento di partenza e punto d’irradiazione per sviluppare tutte le argomentazioni successive. Riteniamo sia dunque metodologicamente corretto, partire proprio dall’analisi di Sollazzo su quest’argomento per sviluppare poi le nostre argomentazioni critiche. Il libro si apre con quest’affermazione:
«Il crollo dei regimi totalitari non ha certo segnato il superamento della problematica del controllo totale sugli individui, del dominio, ma un mutamento della forma e dei modi di attuazione dello stesso, un suo perfezionamento. Queste dinamiche rendono necessario il ricorso a un nuovo strumento concettuale, del quale fondamentali riferimenti, fra gli altri, sono i termini “sistema” e “Impero”» [2].