Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Vecchiaia. Un saggio Mursia di Domitilla Melloni

> di Alessandra Peluso*

In “Piccole tracce”, collana dedicata alle tematiche filosofiche e/o esistenziali, Domitilla Melloni propone un appassionante testo sulla “Vecchiaia”. A differenza di un’epoca nella quale alla vecchiaia non si era soliti giungere, attualmente, è una fase che interessa tutti. Si legge sia un periodo di decadenza finale della vita, se lo si guarda dal punto di vista fisico, naturalmente.
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Arthur Koestler, epistemologo della creatività

> di Giuseppe Brescia*

Di Arthur Koestler (Budapest 1905 – morto suicida a Londra con la moglie Cynthia nel 1983), ‘assetato di assoluto’ e studioso del ‘senso oceanico’ specie nell’ultima fase della propria riflessione (dopo averne scoperto la esigenza in “Buio al Mezzogiorno”, come risposta al male), la cultura italiana si occupava a causa della morte, in occasione della pubblicazione del suo ‘capolavoro’, del contributo al “Dio che è fallito” (Testimonianze sul comunismo) e dei vari tomi della ‘Autobiografia’, via via poi declinando verso il ‘silenzio’, specie nel trentennale della scomparsa, o persino tentando una lettura a posteriori, “politically correct”, di “Darkness at Noon” (dal 1940, data dell’originale, al 1946, 1950 e 1992, per le prefazioni agli “Oscar Mondadori”).

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Emil Cioran (3)


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Cioran e la filosofia (II)

> di Massimo Carloni*

2. Un pensatore privato, ovvero la filosofia tra libertà e destino

2.1 Filosofo di strada

La massima folgorante di Joubert, secondo cui «La vera filosofia ci insegna a non esser troppo filosofi»[1], Cioran l’ha praticata sul campo, da eroe, praticamente per tutta la vita. Un episodio biografico, tra gli altri, merita a questo punto di essere ricordato. Se ben ricordate, l’avevamo lasciato al liceo di Brašov, negli improbabili panni d’insegnante di filosofia. Chiusasi questa breve parentesi, Cioran, forte delle credenziali di scrittore promettente, riesce ad ottenere una borsa di studio presso l’Istituto francese di Bucarest, allo scopo di preparare una tesi di dottorato in filosofia – a quanto pare sul concetto d’intuizione in Bergson e nel misticismo cristiano. Sulla base di questo lodevole quanto impegnativo programma di studi, al giovane viene concesso dal 1937 al 1940 un vitalizio mensile di circa mille franchi, per finanziare il suo soggiorno di studio a Parigi.

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La servetta trace


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La figura del filosofo nel Teeteto

> di Marilisa Lasorsa*

La figura del filosofo, nel Teeteto [1] viene tratteggiata più volte da Platone, quasi come un filo rosso che accompagna tutto il dialogo, un riferimento costante nelle parole di Socrate: in apertura, per esempio, nel prologo, Euclide e Terpsione ricordando il giovane Teeteto, morto prematuramente in battaglia, individuano in lui delle qualità particolari che rendono la sua una vera “natura filosofica” [2], tanto che «era proprio destinato a diventare un uomo di chiara fama, se fosse giunto ad età matura» [3].

Socrate delinea poi un tratto fondamentale del vero filosofo: il vero filosofo non deve «riempire i suoi discepoli, come fossero dei vasi vuoti», con le proprie dottrine, ma deve agire come una levatrice, deve saper riconoscere un’anima in travaglio, deve saper aiutare questa a tirar fuori le idee di cui è gravida e deve, infine, essere in grado di riconoscere se questo è stato un vero parto oppure un aborto [4]. È il tema della maieutica socratica, che riguarda, certo, la figura del filosofo, anzi ne costituisce una parte considerevole, ma non è su questo che vorrei soffermarmi in quest’occasione.
Vorrei, invece, prendere in esame il vero e proprio “Intermezzo sul filosofo” [5], in cui Socrate ed il geometra Teodoro – senza dimenticare che all’ascolto c’è, un po’ confuso e forse anche turbato, dai discorsi e dall’interrogazione serrata a cui Socrate lo sta sottoponendo da un bel po’, il giovane e provetto allievo di Teodoro, Teeteto – si soffermano sulla figura del filosofo.

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Mark Antokolski - Morte di Socrate (1875)


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Dialogo di Anito e Meleto

> di Daniel Filoni*

Atene. È notte. Presso il Pireo, due uomini, di aspetto forbito, discutono, vicino alle navi veloci, di una questione di rilevante importanza.

Anito: Ieri, dopo che la nave per Delo ha fatto ritorno, implacabilmente abbiamo assistito, noi ateniesi dalle leggi giustissime, all’esecuzione di Socrate. L’uomo certamente più empio del nostro tempo, che rifiutando l’esilio è andato incontro alla morte, senza timore o risentimento.
Meleto: Come un eroe se n’è andato dal mondo, trapassando nell’oscuro Tartaro, con grande orgoglio e dignità.
Anito: In nome di Zeus, Signore dell’Ida! Hai visto con quale calma attendeva nella cella la sua ora? Come ha bevuto di sua iniziativa la cicuta, senza temere il giudizio implacabile degli Dei?
Meleto: Spaventosa e terribile era la sua calma, la sua ostinazione. Così, rifiutando il soccorso dei suoi discepoli e scansando l’esilio in terra straniera, Socrate, ha abbandonato la terra ed il cielo, come uomo convintissimo della propria condotta.
Anito: Sembrava che un demone gli illuminasse la mente, con una filosofia meravigliosa. Così è parso, a noi tutti, che un Dio lo guidasse, al momento del trapasso.
Meleto: Sta bene, amico! Questo posso concedertelo. Tuttavia, dobbiamo ravvisare che davvero insopportabile era diventato negli ultimi anni della sua vita. Trascorreva i giorni interi nell’Agorà, distogliendo i suoi e i nostri cittadini dai compiti a loro prestabiliti. Con vuote e capziose sofisticazioni gli riempiva la mente di vane ciance, avendo, tra l’altro, sempre fisso, un solo obiettivo: quello di instillare il dubbio, come un fastidioso tafano, nelle loro anime incontaminate.

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Protagora


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Il rifiuto di Protagora

> di Giuseppe Savarino

Abdera, odierna Avdira, è una piccola città greca, della Macedonia orientale.
Qui nacque Democrito, la cui teoria atomistica è stata importante, se non determinante, per la scienza moderna (suo discepolo fu Nausifane, a sua volta maestro di Epicuro: singolare e significativo intreccio).

Qui nacque anche un certo Anassarco, un filosofo di cui si conosce veramente poco; sostanzialmente un paio di aneddoti che ci mostrano una personalità orgogliosa e caustica, quasi eroica e dunque sprezzante: si racconta ad esempio che si auto-recise la lingua per non farsela tagliare dal tiranno Nicocreonte. Del suo pensiero si conosce altrettanto poco, ma si sa che fu discepolo di Democrito e maestro di Pirrone (assieme andarono con Alessandro Magno in Oriente); fu dunque probabile fondatore o se si preferisce anticipatore dello scetticismo (anche se il suo pensiero sembra sia andato oltre, verso un dubitare di tipo ascetico).

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