> di Paolo Calabrò
Nietzsche filosofo della volontà e della creatività della vita, avversario di tutte quelle forme di razionalismo finalizzate a ingabbiare l’autonomia dell’uomo all’interno di automatismi quantificabili e prevedibili: non sono necessarie molte parole per rendere, con un’immagine stereotipata, l’idea di un filosofo che si è spesso meritato l’appellativo di “irrazionalista”. Appena si voglia però andare al di là, appunto, dello stereotipo, diventa necessario domandarsi: veramente Nietzsche ha filosofato contro la scienza? O la sua non è stata piuttosto la prevedibile (e sacrosanta) reazione di una speculazione innovativa nei confronti di un modello scientifico già all’epoca vetusto, ancorato al meccanicismo laplaciano, che di lì a poco sarebbe andato in frantumi sotto i colpi della relatività, della quantistica e della teoria del caos?
Rosanna Oliveri, nel suo Nietzsche profeta della scienza (ed. Il Prato), prende spunto da quell’immagine ingenua ma accreditata del Nietzsche avversario della razionalità e della scienza tout court, per decostruirla e mostrare al contrario il genuino interesse del filsoofo tedesco nei confronti dell’avanguardia scientifica della sua epoca. Studio nel quale ritroviamo Nietzsche a confronto con Mach e Darwin, Galileo e Newton, Einstein e Prigogine; che ha saputo non solo interpretare ma finanche anticipare certe conclusioni che il mondo scientifico avrebbe tratto a posteriori con fatica. Con un’importante Prefazione di Sossio Giametta, nella collana “I cento talleri” diretta da Diego Fusaro.
R. Oliveri, Nietzsche profeta della scienza, ed. Il Prato, 2014, pp. 125, euro 15.