> di Daniele Baron
La nuova pagina Batailliana, che si inaugura oggi all’interno della rivista «Filosofia e nuovi sentieri», è interamente dedicata alla figura di Georges Bataille. Si procederà con la pubblicazione di stralci significativi tratti dalla sua opera, di studi a tema, di recensioni di sue opere o di pubblicazioni a lui dedicate; tutto ciò allo scopo di favorire la conoscenza e l’approfondimento del pensiero e della scrittura di quello che reputo uno dei pensatori più originali e senz’altro più singolari del secolo scorso. L’intento è quello di risvegliare l’interesse intorno a un autore ancora poco o parzialmente conosciuto in Italia e spesso più per le sue opere di letteratura erotica che per quelle di riflessione.
La difficoltà per la ricezione di Bataille può essere imputata a differenti fattori, ma nasce soprattutto dalla sua eccentricità rispetto alle normali categorie e classificazioni del sapere. In essa sta anche il suo indubbio fascino.
Come sottolinea con puntualità ed efficacemente Franco Rella nell’Introduzione all’edizione italiana de La parte maledetta, la vicenda intellettuale di Bataille è caratterizzata dalla atopia, nel senso che, alla lettera, non ha un luogo specifico all’interno della cultura francese del suo tempo, se non quello di un movimento erratico che spazia tra filosofia, economia, religione, letteratura, poesia, studio dell’erotismo, dell’antropologia, della sociologia, una presenza dunque ad ampio spettro, ma sempre in un certo senso caratterizzata dalla marginalità, una presenza pertanto mai decisiva in questi campi specialistici (Cfr. F. Rella, Lo sguardo ulteriore della bellezza, Introduzione in G. Bataille, La parte maledetta, Bollati Boringhieri, 1992 Torino, pp. XI-XII).
Se ci avviciniamo alle sue opere con preconcetti tipici del sapere contemporaneo, che sono ormai abitudini ermeneutiche inconsce, non sappiamo bene dove collocare la sua opera.
Egli non fu un filosofo ortodosso (non si definì mai filosofo e usò l’appellativo “filosofo”, ad esempio, con ironia riferendosi al suo rivale Sartre) ed è forse anche in virtù di ciò che ha suscitato e suscita ancora oggi la diffidenza o, nei casi peggiori, la degnazione da parte di certi specialisti in questo ambito.
«Bataille è stato un filosofo, ma filosofo “dilettante”, irriducibile a qualsiasi movimento. Ha lambito la grande scuola etnografica francese, ma non ha mai prodotto alcun studio “sul campo” […]. Ha attraversato il surrealismo, in un gesto di attrazione e repulsione, di oscillazione continua che non lo ha mai trattenuto all’interno della mappa dell’avventura surrealista. Ha affrontato la riflessione economica, ma per spingere il pensiero a una rivoluzione copernicana, che lo portasse non solo al di là delle leggi dell’economia, ma anche delle leggi del pensiero stesso. Ha avuto l’ambizione costante […] di costruire una storia generale dell’uomo e della civiltà, senza che quest’opera s’intrecciasse, o perlomeno interloquisse con la grande scuola storica francese di Febvre, Braudel, Bloch, delle “Annales”. Ha scritto romanzi, racconti, poesie, aforismi, e ancora una volta ci troviamo di fronte a un’opera che letteralmente non ha luogo, collocazione apparente, all’interno della storia letteraria francese ed europea» (Ivi).
Questa peculiarità del modo di procedere di Bataille è certamente spiazzante e se ci si ferma a uno sguardo superficiale può far pensare ad un caos privo di coerenza. Ma se si approfondisce meglio il suo pensiero non si può non giungere alla conclusione che sotto la scorza di apparente eterogeneità e di frammentarietà si trova un’unità di tematiche peculiari ed originali (che lo accompagnarono in modo ossessivo durante tutta l’arco della sua riflessione), retta da una logica ben precisa, che ci induce a considerare Bataille come un pensatore di prim’ordine e moderno non solo per il contenuto, ma anche per il modo di scrivere, per lo stile di espressione della sua scrittura.
Durante la sua vita fu pressoché ignorato e messo in ombra da rivali che occupavano la scena (su tutti, Breton prima e Sartre dopo); solo dopo la morte, a partire dagli anni ’70, c’è stata una prima riscoperta di Bataille. Ciò si spiega in primo luogo grazie alla sua maggiore presenza a livello editoriale in quel periodo: da un lato, con la pubblicazione postuma di numerosi testi inediti, alcuni dei quali molto importanti e densi da un punto di vista teoretico, e, dall’altro, con l’uscita dell’opera completa presso Gallimard (in un periodo che va dal 1970 al 1988). Un altro motivo della riscoperta, poi, è la rilettura e l’esegesi della sua opera che in quegli anni, soprattutto da parte di Foucault e di Derrida ma non solo, viene condotta in Francia. Tanto che Foucault nella Prefazione all’opera omnia giunge ad affermare: «On le sait aujourd’hui : Bataille est un des écrivains les plus importants de son siècle».
Nonostante ciò, oggi la sua opera rimane poco conosciuta e spesso solo di riflesso. Anche in Italia fatica ancora ad affermarsi, sebbene importanti studiosi ed interpreti se ne siano interessati: oltre al già citato Rella, anche Giorgio Agamben, Mario Perniola, Roberto Esposito, Felice Ciro Papparo, Rocco Ronchi.
Date per assodate queste considerazioni storiche, rimane la constatazione che l’opera di Bataille non è intrinsecamente fatta per raccogliere consensi unanimi: Bataille, per riprendere le parole di Surya in premessa al suo Sainteté de Bataille, «divide» («Qu’on le veuille ou non – et on ne le veut pourtant toujours pas -, Bataille partage. Lui, le lire, ses livres», M. Surya, Sainteté de Bataille, Edition de l’éclat, 2012, p. 7), non lascia indifferenti ed è spesso causa di reazioni opposte: ammirazione o rifiuto netto.
Per concludere questa breve premessa affermo, in opposizione ai detrattori che ancora numerosi oggi ne sminuiscono il valore, che Bataille è stato un pensatore profondo ed originale. Il sestante della pagina è perciò il seguente: contribuire a incrementare in primo luogo la curiosità intorno a Bataille e poi a favorirne la lettura e lo studio.