Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot

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Il prestigio della coscienza (seconda parte)

> di Giuseppe Roncoroni*

Hawking
« Un tempo i filosofi consideravano di loro competenza l’intero sapere umano. Oggi i filosofi, incapaci di tenere il passo con le novità della scienza, hanno rinunciato al loro compito. … Quale caduta dalla grande tradizione della filosofia da Aristotele a Kant! … La filosofia è morta e ha lasciato un vuoto. Così la scienza ha preso il suo posto. Oggi i veri filosofi sono gli scienziati i quali sviluppano le teorie sul “che cosa” e sul “perché”. »

Indice
I Il principio della coscienza
II La mappa della coscienza
III I passi della filosofia
IV L’abbraccio fra mente e corpo
V Il cosmo e il tempo
VI La sorgente perenne

IV L’abbraccio fra mente e corpo

Eraclito
« Come il ragno, stando nel mezzo della tela, avverte quando una mosca spezza qualche filo e lì accorre quasi provasse dolore, così la psiche dell’uomo, quando è ferito il corpo, accorre come se non sopportasse la ferita del corpo al quale è congiunta saldamente e secondo una precisa proporzione. »
« Ogni animale è condotto al pascolo dalla frusta. »
« Tutte le cose sono piene di spiriti e demoni. »

1 Cos’è la mente
La mente comprende i processi dei quali siamo coscienti. Questi non sono completi e sfumano verso l’inconscio che è la zona in ombra della mente. Parlerò del rapporto che la nostra mente ha con la natura o, è lo stesso, con il nostro corpo e il nostro cervello. Un fatto è sicuro: le cose dell’una sono diverse dalle cose dell’altra. Le sensazioni, le emozioni o i concetti sono diversi dagli oggetti o dalle cellule.

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Il prestigio della coscienza (prima parte)

> di Giuseppe Roncoroni*

Wigner
Ci sono due tipi di esistenza: l’esistere della coscienza e l’esistere di ogni altra cosa.
Quest’ultima realtà non è assoluta ma soltanto relativa.
Qualunque cosa che sta fuori dalla coscienza non è che una costruzione.

Hinsie
La coscienza non è una funzione distinta ma è una caratteristica di base dei processi mentali.
Questo vuole dire che la coscienza è tutt’uno con il mondo della coscienza.

Da terre lontane e misteriose giunge il Gigante.
Le spalle si curvano sotto un carico.
Dalle mani spunta la Luce, lo Scorpione, il Globo.
La Luce, lo Scorpione, il Globo.
Sotto il carico si piegano mani e spalle.
Il Gigante è schiacciato in terre grigie e fredde.

Indice
I Il principio della coscienza
II La mappa della coscienza
III I passi della filosofia
IV L’abbraccio fra mente e corpo
V Il cosmo e il tempo
VI La sorgente perenne

I Il principio della coscienza

Goethe
«Non è che suono e fumo la parola. Nel brivido è la più alta facoltà dell’uomo. Per quanto il mondo gli renda difficile l’esistere sente profondamente commosso il Miracolo».

Shakespeare
«Noi siamo della stoffa di cui sono fatti i sogni e la nostra breve vita è avvolta dal sonno».

Zhuang-zi
«Una volta Zhuang-zi sognò che era una farfalla e che volava. Bruscamente si svegliò e si accorse con stupore di essere Zhuang-zi. Non seppe più se era Zhuang-zi che aveva sognato di essere una farfalla o se era una farfalla che stava sognando di essere Zhuang-zi».

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Gustave Caillebotte - Rue de Paris, temps de pluie


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Il Flâneur: traduttore della modernità

> di Andrea Marini*

I am the passenger and I ride and I ride
I ride through the city’s backsides
I see the stars come out of the sky
Yeah, the bright and hollow sky
You know it looks so good tonight.

(Iggy Pop, The Passenger)

Preparativo – Corpo antico in spazio moderno

Passo dopo passo l’uomo ha, una volta intrapreso il cammino, continuato il suo percorso tra sentieri interrotti, strade a senso unico e linee che senza principio né fine chiedevano solamente di essere rifatte o ri-tracciate.

La condizione umana è da sempre, come ci insegnano le religioni, una storia di camminatori, nomadi e dei loro antagonisti – sedentari e agricoltori [1]; una conferma di questo ci è data dalla storia biblica della cacciata dall’Egitto, ma possiamo riscontrare esempi simili nel racconto della vicenda di Caino e Abele oppure, spostandoci completamente in altri luoghi e culture, le grandi peregrinazioni asiatiche degli Indù o di Buddha. Non a caso il buddhismo vede il processo di liberazione dell’anima come un percorso, un cammino verso il Nirvana, un vagabondaggio purificatore tra le ere e gli spazi infiniti ed eterni.

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Protagora


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Il rifiuto di Protagora

> di Giuseppe Savarino

Abdera, odierna Avdira, è una piccola città greca, della Macedonia orientale.
Qui nacque Democrito, la cui teoria atomistica è stata importante, se non determinante, per la scienza moderna (suo discepolo fu Nausifane, a sua volta maestro di Epicuro: singolare e significativo intreccio).

Qui nacque anche un certo Anassarco, un filosofo di cui si conosce veramente poco; sostanzialmente un paio di aneddoti che ci mostrano una personalità orgogliosa e caustica, quasi eroica e dunque sprezzante: si racconta ad esempio che si auto-recise la lingua per non farsela tagliare dal tiranno Nicocreonte. Del suo pensiero si conosce altrettanto poco, ma si sa che fu discepolo di Democrito e maestro di Pirrone (assieme andarono con Alessandro Magno in Oriente); fu dunque probabile fondatore o se si preferisce anticipatore dello scetticismo (anche se il suo pensiero sembra sia andato oltre, verso un dubitare di tipo ascetico).

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Eraclito piangente


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I sentieri di Eraclito

> di Giuseppe Savarino

“Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell’anima: così profondo è il suo lògos”.
(Eraclito, frammento 45 Diels-Kranz).

“Oscuro” e “piangente” sono gli aggettivi che accompagnano da sempre questo autore presocratico: oscuro per lo stile aforistico, ermetico, oracolare (Giorgio Colli, sorpreso dalla morte proprio mentre stava scrivendo un libro su Eraclito, parlava di «vibrazione del nascosto»), piangente probabilmente per il suo profondo pessimismo.

Di certo non fu oscuro per linguaggio ma per scelta: concepiva la sapienza come ricerca, come processo esoterico (qualcuno lo definirà filosofo mistico).
Il sapiente è colui che non si lascia ingannare, che pone come fondamento ultimo del mondo ciò che non è palese («Il signore, il cui oracolo è a Delfi, non dice né nasconde, ma indica [dà un segno, NdR]», frammento 93 Diels-Kranz).
Oscura fu anche la sua vita: come tutti gli autori presocratici non si sa di lui pressoché nulla, se non ciò che ci ha tramandato la dossografia antica e cioè che era di nobili origini e che è vissuto a Efeso, oggi splendido sito archeologico in Turchia.
Da vero amante della sapienza non era interessato alle ricchezze materiali, come racconta Diogene Laerzio, che aggiunge: «fu altero quant’altri mai e superbo». Continua a leggere


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Storia del nulla di Sergio Givone

> di Daniele Baron

Nello sviluppo storico del pensiero filosofico occidentale c’è un concetto che è stato per lo più rimosso, sottaciuto o addirittura negato: il nulla. Potendo idealmente abbracciare con uno sguardo l’intera storia della filosofia, nel suo percorso metafisico e ontologico, noteremo che è stato propriamente il problema dell’essere a dominarla e come il concetto di nulla sia stato tematizzato marginalmente. L’opera di Sergio Givone Storia del nulla, Editori Laterza, Bari, 1995, si presenta, dunque, come una novità interessante nel panorama speculativo contemporaneo, possedendo i crismi della originalità e può apparire a prima vista, già dal titolo stesso, paradossale: si può dare storia del nulla, di ciò che non è?

Quest’opera tratteggia una breve storia del pensiero filosofico alternativa a quella ufficiale, una vera e propria contro-storia della filosofia, a partire dai presocratici fino ai contemporanei, seguendo come filo conduttore il concetto del nulla. La ricostruzione storica poggia su di una solida posizione speculativa dell’autore, che viene delineata all’inizio, nell’Introduzione (scritta in forma di dialogo fra l’autore ed un ipotetico lettore): la concezione teoretica lì messa in chiaro da parte di Givone, infatti, funge da base interpretativa per la disamina successiva e poi si approfondisce in controluce, lungo tutto il percorso storico-descrittivo. Il discorso, ci avverte l’autore, non può essere lineare e la storia del nulla non può essere speculare a quella dell’essere, a causa di un lungo esorcismo nei confronti del nulla sia da parte della logica sia della metafisica. Il nulla si configura, in fin dei conti, come un concetto “maledetto”, che la metafisica e la storia della filosofia hanno tentato di annullare, di nascondere. Tuttavia, nonostante tale ostracismo, il nulla talvolta, spesso in ambito estetico ed artistico, è stato tematizzato in modo autonomo ed è venuto alla luce in tutta la sua potenza e rilevanza, ponendosi addirittura come alternativo all’essere o come suo abissale fondamento. Il compito che Givone s’impone è quello di ritrovare, nella storia del pensiero, questi punti di emergenza del concetto. Continua a leggere

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