> di Alessandra Peluso*
“Nosce te ipsum”, espressione utilizzata da Socrate per conoscersi, riflettere sui propri limiti, sintetizza in un certo modo il testo di Francesco Piccolo, Momenti di trascurabile felicità, pubblicato da Einaudi. Attraverso momenti di “trascurabile felicità” si impara a conoscere le proprie debolezze, e si ama, accettando di essere umano. L’essere umano gode in sé una straordinaria grandezza e un’altrettanta miseria, come Pascal afferma: «L’uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante. Non c’è bisogno che tutto l’universo s’armi per schiacciarlo: un vapore, una goccia d’acqua basta a ucciderlo. Ma, anche se l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe ancor più nobile di chi lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità dell’universo su di lui; l’universo invece non ne sa niente». E ancora: «La grandezza dell’uomo è grande in questo: che si riconosce miserabile. Un albero non sa di essere miserabile. Dunque essere miserabile equivale a conoscersi miserabile; ma essere grande equivale a conoscere di essere miserabile». Ecco tale condizione esistenziale appartiene ad ogni essere umano che dovrebbe prendere coscienza di far parte del mare sempre incerto e instabile dell’esistenza. Continua a leggere