> di Luca Ormelli
La società, così si sente sempre più di frequente ripetere – a tal punto che ciò che era scaturito come una possibile visione del mondo ne è divenuta la sola possibile, un dogma – è come un organismo e come ogni organismo ha in sé la capacità di riprodursi e di contrastare tutto quel che di minaccioso e di ostile alla sua prosperità può farglisi innanzi. E come un organismo, ad esempio, minacciato dal diabete, per fronteggiare la cancrena che presto o tardi lo pervaderà, stabilisce di dover amputare le propaggini più estreme e più marginali di sé al fine di arrestare la distruzione e lo sfacelo che attraverso di esse hanno aggredito il corpo nella sua totalità, allo stesso modo la società esilia, bandisce, espelle chi in essa non è portatore di beneficio, chi essendo stato respinto o, peggio ancora, nato ai margini non può che costituire una minaccia per la salute pubblica. Poeti, filosofi, artisti, pazzi. Lasciate coloro che sono ai margini fuori dalla città della speranza, sembrano dire i benestanti abitanti della società liberale, non curatevi di loro né, tanto meno, con loro mescolatevi pena il contagio e il deperimento di ciò che è sano perché sotto ogni cielo ed in ogni epoca nessun sano desidera intrattenersi con la malattia. Così non è lontano il giorno in cui sarà data cittadinanza solo a coloro che avranno reddito tale da poter, a pieno titolo, abitare il florido corpo sociale. Quanto agli altri, poeti, filosofi, artisti, pazzi, essendosi essi stessi voluti stranieri, ebbene, che restino fuori dalle nostre porte e dalla nostra speranza, invisibili.