Filosofia e nuovi sentieri

«Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L’un compito è proprio del genio che crea, l’altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot


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Alcune questioni di filosofia morale Hannah Arendt

> di Alessandra Peluso*

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Pensiero e ricordo, volontà e coscienza costituiscono gli elementi cardine delle lezioni tenute da Hannah Arendt tra il 1965 e il 1966 presso la New School for Social Research di New York.
Some Questions of Moral Philosophy, vale a dire Alcune questioni di filosofia morale, testo pubblicato nel corrente anno da Einaudi con una magistrale prefazione di Simona Forti e la traduzione di Davide Tarizzo.
In questo testo, vi sono preziose riflessioni di Hannah Arendt che danno adito ad un’inquietante verità: la radicalità del male complementare alla banalità del male, relativa alla stesura de Le origini del totalitarismo e all’opera La vita della mente. Ciò che stupisce, forse non troppo, sono i pensieri riguardanti la questione morale validi ancora oggi, un’etica che ha bisogno di essere ripresa, non solo di riaffiorare, ma di essere imposta in una società dominata dal caos. Non si vedono giustappunto nella società attuale i punti di riferimento, i ruoli non sono definiti, ognuno fa ciò che ritiene opportuno secondo il proprio pensiero. Continua a leggere


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Arthur Koestler, epistemologo della creatività

> di Giuseppe Brescia*

Di Arthur Koestler (Budapest 1905 – morto suicida a Londra con la moglie Cynthia nel 1983), ‘assetato di assoluto’ e studioso del ‘senso oceanico’ specie nell’ultima fase della propria riflessione (dopo averne scoperto la esigenza in “Buio al Mezzogiorno”, come risposta al male), la cultura italiana si occupava a causa della morte, in occasione della pubblicazione del suo ‘capolavoro’, del contributo al “Dio che è fallito” (Testimonianze sul comunismo) e dei vari tomi della ‘Autobiografia’, via via poi declinando verso il ‘silenzio’, specie nel trentennale della scomparsa, o persino tentando una lettura a posteriori, “politically correct”, di “Darkness at Noon” (dal 1940, data dell’originale, al 1946, 1950 e 1992, per le prefazioni agli “Oscar Mondadori”).

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Sociologia dell’agire politico di Francesco Giacomantonio

> di Pietro Piro

Coloro che detengono il potere stanno letteralmente cercando di spezzare una parte della nostra ossatura etica,

di attenuare e dissolvere ciò che rappresenta probabilmente

la più grande acquisizione della civiltà,

la crescita della nostra sensibilità morale spontanea.

S. Žižek, In difesa delle cause perse. Materiali per la rivoluzione globale

Giacomantonio

Nel suo piccolo ma denso volume Sociologia dell’agire politico. Bauman, Habermas, Žižek (Studium, Roma 2014), Francesco Giacomantonio cerca ragioni valide per motivare un agire politico «intorpidito da una visione della politica, intesa sempre più come mera gestione e governance dell’esistente, che toglie qualsiasi portata ideale» (p. 16). Deve fare i conti però con una “egonomia politica” in cui l’Io diventa un sistema di riferimento, la base dell’organizzazione socio-politica (p. 19). Un nuovo modo d’intendere il rapporto tra autocostrizione e autocostruzione che limita l’autonomia e la responsabilità e favorisce la dipendenza (eteronomia) e la coazione a ripetere.

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Epifania animale. Un saggio Mimesis di Roberto Marchesini

> di Paolo Calabrò

Roberto Marchesini non si perde in chiacchiere ed apre il suo ultimo Epifania animale. L’oltreuomo come rivelazione con la domanda: «Esistono gli animali?», con l’intento esplicito di rivedere da cima a fondo il paradigma specista basato su una presunta essenza dell’uomo completamente eterogenea rispetto a quella animale: l’uomo e l’animale non sono né lo stesso né, reciprocamente, il “totalmente altro” di certa teologia. L’antropocentrismo che ha caratterizzato l’esperienza intellettuale dell’uomo fino ad oggi (pure in mezzo alle tante burrascose e dolorose corrosioni, dall’eliocentrismo all’evoluzionismo), va rivisto in profondità e, forse, completamente cassato. Per almeno due buoni motivi (e con ciò volendo sorvolare

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Pazienza. Un libro Mursia di Luciana Regina

> di Paolo Calabrò

Tutti i giorni facciamo i conti con la pazienza. Più spesso, magari, con la sua mancanza. Sembra già difficile mantenerla (figuriamoci poi provare ad aumentarla con l’“allenamento”), eppure siamo solerti nell’additare gli impazienti (per non parlare degli irascibili). Ma nonostante ci siamo abituati, difficilmente sapremmo dire di che si tratta, da dove venga, come si conservi: chi volesse cimentarsi ad indagare questi aspetti trovare ben poco materiale a disposizione. In più, trattandosi di un’umana virtù, occorre una riflessione che parta, sì, dalla teoria, ma che sia utile (anzi, applicabile) alla pratica quotidiana: un esercizio di “filosofia in pratica”

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Karl Jaspers e la politica. La lucida analisi di Elena Alessiato

> di Pietro Piro

«La concordia raggiunta discutendo insieme e comprendendoci gli uni con gli altri porta a quella comunità che resiste»

Karl Jaspers, Die Schuldfrage.

Alessiato

I.

La straordinaria densità di analisi e la profonda volontà di comprendere alla radice le implicazioni del pensiero politico di Karl Jaspers costringono il lettore del libro di Elena Alessiato, Karl Jaspers e la politica. Dalle origini alla questione della colpa, Orthotes Editrice, Napoli 2012, a un intenso sforzo di attenzione e di partecipazione intellettuale. L’autrice cerca di superare – e a mio avviso il tentativo è perfettamente riuscito – il pregiudizio secondo il quale l’interesse per la politica di Jaspers sia successivo alla fine della seconda guerra mondiale. Perché: «se ampiamente trattati sono gli ambiti della psicologia, della riflessione medica, della filosofia in tutte le sue declinazioni, inesplorato dal punto di vista dell’interesse politico rimane il periodo precedente, quello compreso tra lo scoppio della Prima Guerra mondiale e la conclusione della Seconda» (p. 9).

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Martin Heidegger, Il “Sofista” di Platone

> di Paolo Calabrò*

Martin Heidegger - Il Sofista di Platone

Dal 3 novembre 1924 al 27 febbraio 1925 Martin Heidegger tenne a Marburgo un corso sull’interpretazione del Sofista di Platone, preceduto da un’ampia discussione su Aristotele, basata in gran parte sull’Etica Nicomachea (Libri VI e X) e sulla Metafisica (Libro I).
Il “Sofista” di Platone, appena edito da Adelphi nella collana “Biblioteca filosofica”, pubblica tale corso per intero (54 lezioni) fondandosi – oltre che sul manoscritto originale del filosofo – sugli appunti delle lezioni forniti da Helene Weiß, Fritz Schalk, Simon Moser, Hans Jonas e dando luogo a un’esposizione compatta che spicca per la sua omogeneità e completezza (ad esempio, per fedeltà all’intento heideggeriano di «non far andare perduto neanche un singolo pensiero», il testo qui riprodotto contiene ogni singola annotazione del manoscritto originale).

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Kramskoj - Cristo nel deserto (1872)


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Il dogma del cogito e la libertà del silenzio

> di Erika Ranfoni*

L’uomo esiste. Questo è un dato di fatto indiscutibile. Ciascuno di noi sente di esistere in un luogo e in un tempo. Ciascuno ha dunque la percezione chiara e distinta del proprio sé, ne ha coscienza. L’auto-consapevolezza è un sorta di postulato che domina tutta la nostra esistenza fin dal momento della nascita e nel corso dell’intera vita. Siamo posti e collocati nella grammatica del mondo reale fin dal principio come esseri capaci di leggerne i segreti più profondi perché dotati del fondamentale potere della percezione e del pensiero del proprio sé, potere che si erge come un a priori dogmatico e inconfutabile.

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Federico Sollazzo: Totalitarismo, democrazia, etica pubblica

> di Pietro Piro*

La società modernizzata fino allo stadio dello spettacolare integrato è contraddistinta dall’effetto combinato di cinque caratteristiche principali che sono: il continuo rinnovamento tecnologico; la fusione economico-statale; il segreto generalizzato; il falso indiscutibile; un eterno presente.

[G. Debord, Commentari sulla società dello spettacolo]

Federico Sollazzo, "Totalitarismo, democrazia, etica pubblica"

I.

Il libro di Federico Sollazzo, Totalitarismo, democrazia, etica pubblica [1] oltre ad essere ben argomentato e ben scritto, ha il merito di riportare la nostra attenzione su temi che senza nessun timore possiamo definire essenziali. Il libro si propone di affrontare argomenti complessi e densi dal punto di vista umano ed ermeneutico ed è diviso in tre grandi sezioni: Filosofia Morale, Filosofia Politica ed Etica. Il testo [costruito come un percorso in cui la storicità degli eventi segna il susseguirsi delle argomentazioni] pre-pone il fenomeno del totalitarismo come elemento di partenza e punto d’irradiazione per sviluppare tutte le argomentazioni successive. Riteniamo sia dunque metodologicamente corretto, partire proprio dall’analisi di Sollazzo su quest’argomento per sviluppare poi le nostre argomentazioni critiche. Il libro si apre con quest’affermazione:

«Il crollo dei regimi totalitari non ha certo segnato il superamento della problematica del controllo totale sugli individui, del dominio, ma un mutamento della forma e dei modi di attuazione dello stesso, un suo perfezionamento. Queste dinamiche rendono necessario il ricorso a un nuovo strumento concettuale, del quale fondamentali riferimenti, fra gli altri, sono i termini “sistema” e “Impero”» [2].

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M. C. Escher


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Relativismo e dialogo

> di Giuseppe Savarino

“Siamo irrazionali”.

Così inizia un articolo pubblicato sul supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore del 02/12/2012, intitolato “Dialogo e improvvisazione. L’incertezza non è per caso”.
In realtà non è un vero e proprio articolo ma un “dialogo scritto” tra Matteo Motterlini e Carlo Rovelli, nel solco di una ben consolidata tradizione platonica.
Siamo irrazionali…perché siamo soggetti a quello che in psicologia è conosciuto come bias cognitivo ovvero a errori di valutazione dettati da diversi fattori.
Uno di questi è quello evidenziato all’inizio del dialogo: tentiamo a sopravvalutare eventi positivi e a sottovalutare eventi negativi, soprattutto se ci riguardano personalmente.
Di conseguenza, siamo più propensi a sottoporci a un’operazione con una probabilità di sopravvivenza dell’80%, mentre, se la prospettiva è proposta con un rischio di morte del 20%, tendiamo a rifiutarla, nonostante la probabilità dell’evento chiaramente non sia cambiata.

Siamo irrazionali…ma la nostra razionalità permette, “sfiorando il paradosso”, l’investigazione di questa stessa irrazionalità.

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Categorie: Filosofia e nuovi sentieri 02 | Tag: Carlo Rovelli, Charles Sanders Peirce, , Il Sole 24 Ore, Matteo Motterlini, Paul Henri Thiry d'Holbach, pragmatismo, relativismo, William James | Permalink.

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